Dove nascono gli home woodies
Probabilmente risulterebbe impossibile stabilire con assoluta certezza dove nascono i pannelli da arrampicata domestici in legno comunemente conosciuti come woodies. Come per il punk e per un'infinità di fenomeni di costume c'è chi sarebbe pronto a giurare che sono nati negli Stati Uniti ad opera di climber come il compianto Todd Skinner; parimenti c'è chi, dalle parti di Sheffield, sarebbe pronto a spergiurare che Ben Moon, Jerry Moffat and Co. siano stati i pionieri, con la loro School Room, nella costruzione dei primi pannelli da allenamento duro e puro, costruiti in legno e con mezzi di fortuna.
Ognuno di noi potrebbe raccontare come, muovendo i primi passi nel mondo dell'arrampicata, sia stato condotto in qualche oscuro scantinato o polverosa soffitta a casa di amici (o amici di amici) per scoprire che era stata ingegnosamente trasformata in una piccola "palestrina" privata. Per ognuno di noi, in quel momento, è stato lì che tutto è cominciato; che tutto ha avuto origine. In altri luoghi della terra questo potrebbe essersi verificato migliaia e migliaia di volte...
Come nascono?
Anche a questa domanda non c'è una risposta univoca proprio per il fatto che ognuno di noi vive l'arrampicata in modo diverso. Per alcuni è solo un momento di aggregazione, per altri semplicemente uno sport e altri ancora vivono l'arrampicata o il bouldering come un'estensione del loro io; intimamente viscerale.
Ciò che è sicuro è che sono divertenti e allenanti. Quindi mi chiedo: cosa ci potrebbe essere di più figo che allenarsi divertendosi?
Da qui il problema di come farlo; come realizzare una struttura che ci renda possibile tutto questo quando magari abbiamo spazi limitati? Utilizzando la nostra materia grigia e un po' di "fantasia applicata"...
C'è, quindi, chi ha cominciato creando il proprio "woody" applicando pannelli di truciolare al sottoscala o al sottotetto senza neppure doversi preoccupare di creare una struttura; chi tappezzando un cunicolo di prese. Per alcuni il gioco è diventato più grande e si è fatto "serio" mentre per altri è rimasto ciò che era; un gioco per l'appunto.
Perché nascono?
Anche qui il solito discorso che potrà apparire trito e ritrito. Non c'è un perchè universalmente valido e certo. Per alcuni rappresenta (e forse è pure il mio caso) un modo per avere un muro, più o meno grande e più o meno ripido, a cui avere facile accesso dove poter "scalare" e allenarsi aumentando considerevolmente il numero di sessioni scalatorie. Se questo muro, poi, risulta al riparo dalle intemperie e di conseguenza sempre utilizzabile, il gioco è fatto! Ecco servito il woody perfetto. O almeno perfetto per noi...
Ciò che è valido per me e probabilmente per la famosa "gang" di climber di Sheffield (dove appunto il meteo infame giustifica pienamente la costruzione di una paretina indoor) potrebbe non essere valido per altri climber o per comunità di climber.
In tanti casi la volontà di strenue sessioni di allenamento in concomitanza con la scarsità o totale assenza di palestre attrezzate (si stà parlando della fine della degli anni '80) si accompagnano alla volontà di creare comunità, motivo di aggregazione e iniziazione di varie generazione di climber.
Prendendo in esame, per l'appunto, quest'ultimo caso ci ricolleghiamo, come accennavo all'inizio dell'articolo, a Todd Skinner: il climber statunitense classe 1959 aveva dato vita e leggenda a "Woody" il suo mitico pannello dove generazioni di climber hanno ricevuto il "battesimo" dell'home climbing.
Woody, che per quanto ne so è sopravvissuto al suo creatore, è stato realizzato per lo più con prese artigianali aggiunte nel corso degli anni, ognuna delle quali ha un nome.
I boulder (i "problemi") sono contenuti in una lista, una "guida" che non è altro che una lista di nomi di prese che creano una sequenza di movimenti.